Don Pasquale di G. Donizetti va in scena al Teatro Verdi di Padova per la Stagione Lirica 2021.
Roberto Scandiuzzi e tanti giovani sul palcoscenico nel dramma semi-serio donizettiano incorniciano una commedia sentimentale dalla moderna sensibilità romantica.
Padova, 31 Ottobre 2021
La morale nel finale del Don Pasquale è ancora oggi di attualità e, anche se nella finzione, mette in rilievo proprio le fragilità e l’essere cinico dell’essere umano quando si parla di affetti e di eredità. Intrecci, malintesi, scambi di persona e sotterfugi sono alla base di quest’opera buffa.
Nella messa in scena al Teatro Verdi di Padova, affidata al regista Giuseppe Emiliani, si trasla la storia in epoca Art Deco’, agli inizi del ‘900, in quegli anni venti del secolo scorso in cui i fasti venivano messi in bella mostra per dimostrare l’appartenenza ad un ceto sociale di rispetto. In questo contesto, arricchito dalle scenografie digitali create da Federico Cautero per 4DODO, i quattro personaggi donizettiani si muovono tra sipari e proiezioni che ne incorniciano le scene e gli ambienti. I pochissimi elementi scenici sul palco, essenziali, hanno lasciato spazio d’azione ai cantanti i quali hanno potuto così essere liberi di esprimersi nelle movenze assecondando le intenzioni librettistiche del Ruffini.
Nella sua semplicità il risultato è stato gradevole, grazie anche alla perizia orchestrale curata da Ferdinando Sulla che dal podio dirige l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta ed i cantanti in scena.
Roberto Scandiuzzi con la sua voce profonda ed ancora incisiva disegna un Don Pasquale tutto d’un pezzo: vecchio sì, ma elegante e mai eccentrico, bensì molto bisbetico. È la punta di diamante in un cast di giovani che vede tra i protagonisti anche Rosalia Cid Tarrio, nel ruolo di Norina. Quest ultima, con voce leggera di coloratura, ha una voce particolare, ma un po’ spigolosa, infatti in alcuni momenti manca di liricità, rifugiandosi negli acuti svettanti che sono per lei naturali. Scenicamente ancora un po’ acerba, risulta un po’ scolastica. Si farà con l’esperienza che evidentemente deve ancora maturare. Buoni comunque alcuni momenti della sua performance da attrice-subrette voluta dal regista per questa messa in scena, e riesce ad arrivare alla fine della rappresentazione strappando lunghi applausi del pubblico.
Pietro Adaini è Ernesto, nipote di Don Pasquale e l’amato di Norina. Bella voce squillante e ben proiettata nel registro acuto, pecca nei piano dove stimbra notevolmente la voce, infatti in questi passaggi si sente più volte un poco gradevole sfiato nella voce. Scenicamente, invece, rende molto bene, dove riesce con eleganza a mettere in scena un personaggio tontolone senza eccessi.
Malatesta è affidato a Pierpaolo Martella: se scenicamente anche lui ha saputo con garbo destreggiarsi sul palcoscenico, è invece vocalmente che non ci convince: la sua voce un po’ troppo vibrante infastidisce ed è sempre al limite dell’intonazione.
Simpaticissimo il Notaro affidato ad Antonio Feltracco, così come i figuranti Valerio Mazzucato, Marta De Rossi, Elisa Grilli e Chiara Pellegrin.
Semplici ma belli i costumi anni venti creati da Stefano Nicolao, illuminati dal gioco di luci affidati ad Andrea Gritti.
Il pubblico ha comunque gradito nell’insieme la messa in scena, acclamando Roberto Scandiuzzi, e applaudendo i giovani sul palcoscenico che ne escono comunque soddisfatti assieme al Direttore d’orchestra Sulla ed al Coro Iris Ensemble, curato da Marina Malavasi.
Lo spettacolo è coprodotto dai Teatri di Treviso e Rovigo, Comune di Padova e Bassano del Grappa.
Prossimo appuntamento a fine dicembre con Traviata per salutare questo 2021.
Salvatore Margarone
La recensione si riferisce allo spettacolo del 31 ottobre 2021